Da anni a guardarmi intorno, a sentire come gira il mondo, ho incominciato a inventare dei personaggi, a dare vita a una quantità di tipi di donne alle prese con delle situazioni che mi interessavano parecchio. Era una forma di scrittura mentale, iniziata da ragazza, che non smisi mai di coltivare.
Sono francese, sposata con un italiano, amori giovanili che si concretizzarono a Milano, la mia città da decenni. Seguirono qualche periodo in riva del lago di Garda e ora una parte dell’anno in Piemonte a pochi chilometri dal Passo del Sempione. Ho studiato all’accademia di Belle Arti in Francia, poi in scuole di arti applicate in Inghilterra e in Svizzera. Ero una lettrice frenetica, disegnavo e ho scoperto il mondo dell’incisione, una passione per decine di anni. Per gioco disegnavo favole di gatti, un’immersione totale che andò avanti.
Ho iniziato a scrivere un romanzo in francese qualche anno fa, una saga che iniziava nel 1870 per arrivare ai tempi nostri, una ragazza e un passato difficile, le guerre, ecc. scrivere assomiglia molto all’incisione, idee chiare, concentrazione e si parte per un lungo viaggio con la fantasia. Sono invecchiata con i libri che saranno sempre i miei amici più cari. Decine di anni fa i treni avevano degli scomparti di sei posti a sedere, si parlava, la gente si raccontava, poi spariva lungo il percorso. Era una miniera di confidenze, di discorsi spesso interessanti durante i percorsi lunghi.
Ho immagazzinato, come un computer, tutte queste storie, migliaia di dati che sorgono un po’ alla volta. Non si vive solo di tragedie, ci sono le reminiscenze giovanili, i primi amori, le passioni, le rabbie, il sale della vita. Scrivere significa trasmettere, lo faccio anche perché mi piace egoisticamente parecchio. Disegnare permetteva di fare volare l’immaginazione, ascoltando della musica, scrivere richiede un impegno diverso, per me il silenzio, ma la finalità rimane sempre la stessa, una trasmissione solitaria verso un mondo sconosciuto.
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